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Contointasca ha scritto un interessante articolo nel quale descrive il funzionamento del provvedimento Tremonti, in seguito alle lettere inviate dalle banche ai propri clienti per modificare il proprio contratto di mutuo con l’alternativa di rinegoziare le rate del mutuo al 2006.
La legge prevede un conto accessorio nel quale vengono versate la differenza tra rata fissa e rata variabile.
Questo conto dovrete pagarlo in seguito con i relativi tassi d’interesse (IRS) maturati negli anni.
Per spiegarlo meglio Contintasca fa uno schemino “semplice semplice”
La rata a tasso variabile composta dal parametro di riferimento Euribor* + spread**
(quella che stiamo pagando oggi praticamente)
MENO
la rata del cartello Tremonti/Abi,
cioè la media dei tassi del 2006 per i mutui erogati prima dell’1-1-2007*Euribor: parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile
** Spread: maggiorazione percentuale applicata dalla banca
in seguito evidenza anche un esempio molto interessante:
Con la rinegoziazione, se per ipotesi i tassi rimanessero esattamente come sono per 12 mesi e la mia rata di mutuo era di 1.700 euro*, la nuova rata fissa diventa 1.200 euro e i 500 euro vanno sul conto accessorio. Trascorsi 12 mesi, mi ritroverò sul conto accessorio 6.000 euro a debito per i quali pagherò interessi nella misura del 5,50% circa ( il famoso IRS a 10 anni + 0,50) che, calcolati su base annua, sono altri 330 euro! Fate un po’ voi i conti dopo 30 anni…
E’ pur vero che i tassi possono scendere, e in questo caso, il residuo sul conto accessorio sarà minore, ma anche salire e incrementarlo: comunque, è sempre e soltanto il povero cittadino a farsi carico di tutti i rischi!
Su questo esempio però avrei da fare una critica.
Infatti sicuramente con questi conti, non mi pare convenga il conto accessorio, ma è anche vero che se ci si ritrova con l’acqua alla gola, questa soluzione permetterà a parecchi cittadini di fiatare e non essere sbattuti fuori di casa con un pignoramento.
Non penso Tremonti abbia creato quest’opzione per far calare il costo del mutuo e che le banche avrebbero mai accettato una riduzione dei mutui a proprio carico, ma sicuramente con questo guadagno per gli istituti di credito nel lungo periodo, il mutuato ha la possibilità di migliorare la propria posizione lavorativa o comunque trovare il denaro entro 30 anni per pagare il mancante.
Inoltre la crisi non durerà così tanto tempo, i periodi di recessione sono lunghi, ma si alternano con periodi di risalita altrettanto lunghi.
Il trend economico infatti è sempre stato altalenante.
Boom anni 50/60, crisi anni 70, boom anni 80 quasi 90…e poi crisi fino ai giorni d’oggi.
Per cui è il caso di dire: “non può sempre piovere”.
Tutto questo significa che in una visione di lungo periodo i tassi potrebbero anche migliorare fino a pagare quanto dovevate pagare ora, ma rinviato nel futuro.
Sicuramente la domanda finale che vi ponete è: conviene o no?
Come ben dice saggiamente Piergiorgio in un commento all’articolo e collegandolo a ciò che ho scritto io sopra:
Chi è con l’acqua alla gola farà bene ad aderire al D.L. in quanto avrà una certezza di rata fino alla fine del mutuo. Inoltre se i tassi dovessero scendere sotto il valore del tasso rinegoziato, il mutuo tornerebbe per quel periodo variabile perchè sarebbe più conveniente per il cliente, mentre in caso contrario rimarrebbe fisso al tasso rinegoziato. Questo significa che il famoso conto accessorio potrebbe venire decurtato negli anni e non è affatto possibile affermare che alla scadenza ci saranno per forza altre rate da pagare (nessuno conosce il futuro dei tassi!!). L’eventuale debito residuo verrebbe comunque ammortato a rate dello stesso importo della rata rinegoziata. Non è possibile a priori stabilire nè quanto potrebbe essere il debito residuo da pagare, nè per quanti mesi o anni. Ma questo a chi oggi non ce la fa più interessa davero poco…
Vi ho evidenziato le parti più rilevanti.
Fonte contointasca
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