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Cos’è la previdenza e come funziona in Italia? Capirne le dinamiche è fondamentale per cogliere diritti e doveri dei lavoratori.
Innanzitutto, sotto il termine “previdenza” rientrano una serie di attività poste a tutela dei rischi e dei bisogni della vita umana. È il caso di infortuni, invalidità, perdita del lavoro o della casa, sostegno alla famiglia o, nella peggiore delle ipotesi, la perdita dell’autosufficienza.
I sistemi previdenziali, pubblici e privati, nascono con l’obiettivo di fornire delle prestazioni ai soggetti che vi aderiscono, a fronte del versamento da parte del lavoratore dei cosiddetti “contributi”.
È qui che si inserisce la distinzione tra previdenza pubblica gestita dall’INPS, di natura obbligatoria, e previdenza complementare erogata da enti privati, che è del tutto facoltativa. Capiamo perché spesso conviene integrare la pensione con una polizza privata complementare.
Previdenza obbligatoria
Stando all’ordinamento previdenziale italiano, tutti i lavoratori, che siano autonomi, dipendenti o parasubordinati, hanno l’obbligo di assicurarsi per legge. Lavoratori e imprese sono tenuti a versare i contributi sul reddito o sulla contribuzione annualmente prodotta ricevendo come contropartita le prestazioni previdenziali per la vecchiaia, l’invalidità e gli infortuni.
Il versamento del contribuiti è inoltre requisito fondamentale per poter accedere il diritto alla riscossione della pensione al termine della propria carriera professionale (secondo i requisiti previsti dalla legge). Lo scopo ultimo è quello di garantire il benessere dei cittadini in età pensionabile, assicurando loro un tenore di vita soddisfacente a prescindere dal tipo di lavoro svolto nel corso della vita.
L’attuale sistema pensionistico italiano si basa sulla Riforma Fornero introdotta nel 2011: dal sistema retributivo, nel quale la pensione dipende dall’anzianità contributiva e dalle retribuzioni, in particolare quelle percepite nell’ultimo periodo della vita lavorativa, tendenzialmente più favorevoli, si è infatti passati al sistema contributivo, nel quale l’importo della pensione è determinato essenzialmente dall’ammontare dei contributi versati nell’arco dell’intera vita lavorativa.
Previdenza complementare
Rispetto al passato, quindi, la pensione obbligatoria risulta meno generosa, soprattutto se i contributi versati sono di importo basso o si lavora in modo non continuativo. Da qui l’esigenza di affiancare alla previdenza obbligatoria quella complementare, privata e su base volontaria.
La previdenza complementare si affianca a quella obbligatoria, senza sostituirla. È la soluzione ideale per qualsiasi lavoratore che voglia integrare la propria pensione con un’ulteriore somma di denaro. È fondata su un sistema di finanziamento a capitalizzazione.
Il funzionamento di base è simile a quello previsto per la previdenza obbligatoria: il lavoratore dovrà versare la cifra prevista dalla polizza, che sarà investita in obbligazioni, titoli di Stato, azioni, Fondi Interni o gestione separate tramite un gestore specializzato. Gli investimenti producono, nel tempo, rendimenti variabili in funzione dell’andamento dei mercati e delle scelte di gestione.
Al momento del pensionamento all’iscritto sarà liquidata una rendita aggiuntiva alla pensione costituita dai contributi versati, comprensiva dei risultati di gestione.
Previdenza obbligatoria o complementare? Le differenze
La previdenza complementare a differenza di quella obbligatoria è:
- volontaria, in quanto è una libera scelta del lavoratore se aderirvi o meno;
- a contribuzione definita: si sa quanto si versa e la prestazione finale dipende dalle somme versate e da quanto ha reso il loro investimento;
- basata su un sistema a capitalizzazione individuale anziché a ripartizione;
- gestita da enti privati.
Collegandosi sul sito dell’INPS o dell’ente erogatore della previdenza, è possibile conoscere la propria situazione previdenziale verificando il valore, la tipologia e la quantità dei contributi versati.
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